Dentro l’urne confortate di pianto. Antonio Canova e il Monumento funerario di Maria Cristina d’Austria
OPERE E LUOGHI. Collana diretta da Giuseppe Pavanello
“Ardita è l’ideazione di quel rettangolo nero, al quale s’appressa per prima una giovinetta, segno dell’ineluttabilità del destino: occorre arrivare forse ai tagli sulla tela di Lucio Fontana – uno scultore, si badi – per trovare qualcosa di analogo e di altrettanto originale.
È quella presenza che dà significato al tutto, che giustifica
quella componente patetica, quel parlare al ‘cuore’, come già i
contemporanei rilevavano. Neoclassico? Romantico?
Etichette inadeguate”.
Si pubblica qui il testo della conferenza tenuta il 26 febbraio 2003 al Piccolo Teatro di Milano su invito del FAI.
Il Monumento funerario di Maria Cristina d’Austria, il capolavoro di Antonio Canova eseguito fra il 1798 e il 1805, si rivela passaggio imprescindibile della scultura moderna, tanto da poterlo considerare incunabolo dell’età contemporanea nelle arti figurative, al pari delle creazioni dell’ultimo Mozart e del Beethoven dell’Eroica in campo musicale.
“È un nuovo genere di bellezza in scultura” osservava Dominique Vivant Denon dopo aver visto il monumento nel
1809, emozionatissimo: “È la prima volta che un marmo mi ha
commosso fino alle lacrime”.
Siamo sulla medesima lunghezza d’onda Dei Sepolcri foscoliani:
“All’ombra dei cipressi e dentro l’urne confortate di pianto”.
OPERE E LUOGHI. Collana diretta da Giuseppe Pavanello
“Ardita è l’ideazione di quel rettangolo nero, al quale s’appressa per prima una giovinetta, segno dell’ineluttabilità del destino: occorre arrivare forse ai tagli sulla tela di Lucio Fontana – uno scultore, si badi – per trovare qualcosa di analogo e di altrettanto originale.
È quella presenza che dà significato al tutto, che giustifica
quella componente patetica, quel parlare al ‘cuore’, come già i
contemporanei rilevavano. Neoclassico? Romantico?
Etichette inadeguate”.
Si pubblica qui il testo della conferenza tenuta il 26 febbraio 2003 al Piccolo Teatro di Milano su invito del FAI.
Il Monumento funerario di Maria Cristina d’Austria, il capolavoro di Antonio Canova eseguito fra il 1798 e il 1805, si rivela passaggio imprescindibile della scultura moderna, tanto da poterlo considerare incunabolo dell’età contemporanea nelle arti figurative, al pari delle creazioni dell’ultimo Mozart e del Beethoven dell’Eroica in campo musicale.
“È un nuovo genere di bellezza in scultura” osservava Dominique Vivant Denon dopo aver visto il monumento nel
1809, emozionatissimo: “È la prima volta che un marmo mi ha
commosso fino alle lacrime”.
Siamo sulla medesima lunghezza d’onda Dei Sepolcri foscoliani:
“All’ombra dei cipressi e dentro l’urne confortate di pianto”.