Giambattista Tiepolo a Mirano. La pala dell’altare di Sant’Antonio da Padova
«L’ambientazione di un episodio avvenuto secoli prima viene attualizzato nell’età moderna: un Cinquecento che è anche un Settecento, tale è il revival ‘palladiano’ nel XVIII secolo. In tale contesto, è il santo stesso a farsi ‘architettura’, e quella sua mano alzata sul cielo viene ad acquisire un risalto inedito, per di più sfaccettata dalla luce com’è. Alla Giambattista Piazzetta? Come un ‘ricordo’ di tanta pittura, giovanile e non, dello stesso nostro Tiepolo, che bene ha guardato all’arte del più anziano maestro, confermandosi anche pittore che ben percepisce e visualizza pure il ‘sacro’. Tornando alla posizione della gamba troncata: persino disgustosa, si potrebbe dire, tanto è in evidenza di contro al saio del santo, che sulla tela viene a formare una macchia enorme di non colore. L’artista recupera, tuttavia, dal disegno preparatorio, la sua conformazione, posizionandola di contro al saio, così che pure il contrasto cromatico fra candida epidermide e marron scuro della stoffa risultasse più netto. E, correlata al tutto, la visibilissima scure in primo piano, che già compariva nel bozzetto, ma come abbandonata a terra, mentre nella pala, invece, assume ruolo di protagonista. E per di più scorciata e sporgente dallo scalino in primissimo piano: altro elemento innovativo, fondamentale. Sembra di poterla impugnare, sfruttando una soluzione in auge nei dipinti di ‘natura morta’ neerlandese. E, al solito, si enfatizza il risalto chiaroscurale che viene a formare con la pavimentazione chiara dei riquadri del pavimento, trasformato in proscenio».
Giuseppe Pavanello ha insegnato nelle università di Padova e di Trieste (professore ordinario di Storia dell’arte moderna) e diretto l’Istituto di Storia dell’arte della Fondazione Cini di Venezia. Direttore della rivista “Ricche Minere”; in passato, direttore di “Arte Veneta”, “Saggi e memorie di storia dell’arte”, “AFAT Arte in Friuli Arte a Trieste”. Direttore delle collane ‘Opere e luoghi’, ‘Dimore’; in passato, ‘Saggi e profili di Arte Veneta’, ‘Studi di Arte Veneta’. Ha organizzato più di trenta mostre e convegni (secoli XVXX). Specialista di Giambattista Tiepolo e dell’arte veneziana del Settecento, delle decorazioni ad affresco e in stucco nei palazzi veneziani e nelle ville venete; di Antonio Canova e del neoclassicismo. Ultima impresa editoriale, i tre volumi sugli affreschi del Settecento nei palazzi veneziani.
«L’ambientazione di un episodio avvenuto secoli prima viene attualizzato nell’età moderna: un Cinquecento che è anche un Settecento, tale è il revival ‘palladiano’ nel XVIII secolo. In tale contesto, è il santo stesso a farsi ‘architettura’, e quella sua mano alzata sul cielo viene ad acquisire un risalto inedito, per di più sfaccettata dalla luce com’è. Alla Giambattista Piazzetta? Come un ‘ricordo’ di tanta pittura, giovanile e non, dello stesso nostro Tiepolo, che bene ha guardato all’arte del più anziano maestro, confermandosi anche pittore che ben percepisce e visualizza pure il ‘sacro’. Tornando alla posizione della gamba troncata: persino disgustosa, si potrebbe dire, tanto è in evidenza di contro al saio del santo, che sulla tela viene a formare una macchia enorme di non colore. L’artista recupera, tuttavia, dal disegno preparatorio, la sua conformazione, posizionandola di contro al saio, così che pure il contrasto cromatico fra candida epidermide e marron scuro della stoffa risultasse più netto. E, correlata al tutto, la visibilissima scure in primo piano, che già compariva nel bozzetto, ma come abbandonata a terra, mentre nella pala, invece, assume ruolo di protagonista. E per di più scorciata e sporgente dallo scalino in primissimo piano: altro elemento innovativo, fondamentale. Sembra di poterla impugnare, sfruttando una soluzione in auge nei dipinti di ‘natura morta’ neerlandese. E, al solito, si enfatizza il risalto chiaroscurale che viene a formare con la pavimentazione chiara dei riquadri del pavimento, trasformato in proscenio».
Giuseppe Pavanello ha insegnato nelle università di Padova e di Trieste (professore ordinario di Storia dell’arte moderna) e diretto l’Istituto di Storia dell’arte della Fondazione Cini di Venezia. Direttore della rivista “Ricche Minere”; in passato, direttore di “Arte Veneta”, “Saggi e memorie di storia dell’arte”, “AFAT Arte in Friuli Arte a Trieste”. Direttore delle collane ‘Opere e luoghi’, ‘Dimore’; in passato, ‘Saggi e profili di Arte Veneta’, ‘Studi di Arte Veneta’. Ha organizzato più di trenta mostre e convegni (secoli XVXX). Specialista di Giambattista Tiepolo e dell’arte veneziana del Settecento, delle decorazioni ad affresco e in stucco nei palazzi veneziani e nelle ville venete; di Antonio Canova e del neoclassicismo. Ultima impresa editoriale, i tre volumi sugli affreschi del Settecento nei palazzi veneziani.