Giro largo. Quando mia figlia diventò mio figlio
Cosa è maggiormente alieno di un corpo Anna Coluto che non si riconosce come proprio, di un genere impresso dalla natura e dalla stessa represso, violato, rifiutato come impraticabile?
Quanto coraggio ci vuole per decidersi a rivoluzionare l’intera vita propria e dei cari per perseguire un’inclinazione forse chiara da sempre ma indistinta da molto tempo a causa delle gabbie sociali, delle categorie che tendono a inglobare ogni essere umano in qualcosa di riconoscibile all’esterno prima che nell’intimità?
Il racconto di questa madre, spietato nella sua sincerità, sobrio nella sua espressione, nulla tralascia dell’essenziale e mai si abbandona al patetismo che attira i curiosi intorno alla cronaca allontanandoli dalla letteratura.
Cosa è maggiormente alieno di un corpo Anna Coluto che non si riconosce come proprio, di un genere impresso dalla natura e dalla stessa represso, violato, rifiutato come impraticabile?
Quanto coraggio ci vuole per decidersi a rivoluzionare l’intera vita propria e dei cari per perseguire un’inclinazione forse chiara da sempre ma indistinta da molto tempo a causa delle gabbie sociali, delle categorie che tendono a inglobare ogni essere umano in qualcosa di riconoscibile all’esterno prima che nell’intimità?
Il racconto di questa madre, spietato nella sua sincerità, sobrio nella sua espressione, nulla tralascia dell’essenziale e mai si abbandona al patetismo che attira i curiosi intorno alla cronaca allontanandoli dalla letteratura.